Associazione
testimonianza
Brigata Frontiera 9
BrFr9
Articolo sull' AZIONE
Per rivivere la storia, fatta di sacrificio e di tenacia, della gloriosa Brigata di Frontiera 9
Dentro il fortino Cima di Lago 1
140 metri scavati nella viva roccia
Poche decine di metri prima di giungere all'alpe Santa Maria, a Gola di Lago, c'è, sulla destra, una stradina in terra battuta che s'arrampica sulla montagna fino ad un promontorio roccioso, quasi imponente, sopra il quale, proprio contro il cielo, domina una snella costruzione in pietra, cemento e legno chiamata la "Testimonianza", costruita nel 1992-93 su disegno dell'architetto Walter Eberli. Il monumento è aperto verso sud - su un panorama da favola, composto da cielo, montagne, colline, pianura e lago -. Il tetto, alto, copre uno spazio semplice e pulito, che può accogliere una trentina di persone. Sulla parete nord è fissata una banda di granito con scritto queste parole: "Dal 1938 più di 20 mila militi della Brigata Frontiera 9, in tempo di pace e di guerra, si sono avvicendati a difendere il Paese sul fronte sud. La Brigata di Frontiera 9 passa la sua missione alla Divisione Montagna 9 e alla Divisione Territoriale 9". Sotto ci sono i nomi dei comandanti della Brigata, dal 1938, anno della sua entrata in servizio sulle montagne di Gola di Lago, fino al 1994, data della fine del suo mandato: i colonnelli Alois Waldis, Guglielmo Vegezzi, Plinio Pessina, Demetrio Balestra, Piero Balestra, Emilio Lucchini; i brigadieri Brenno Galli, Otto Pedrazzini, Ferruccio Pelli, Erminio Giudici, Roberto Moccetti, Eugenio Filippini, Achille Crivelli, Giuliano Crivelli.
Con la riorganizzazione dell'esercito '95 la Brigata si è dunque sciolta. Ma come è possibile - si sono chiesti molti ex militi, comandanti e ufficiali che 56 anni di sacrifici, gioie, conoscenze, paure, impegno, fatica, amicizie, esperienze si perdano e scompaiano in un batter d'occhio? Ecco perchè è nata, quasi logica e spontanea, l'Associazione Testimonianza Brigata Frontiera 9, con lo scopo di conservare memoria, ricordi ed insegnamenti di questo tratto importante della nostra storia quali sono stati gli anni della guerra e quelli venuti dopo, ancora densi di difficoltà ed insicurezza.
Ci spiega cos'è l'Associazione amici della Testimonianza - con grande disponibilità e cordialità - Marco Dolina, già primo aiutante SM br fr 9, che di questo gruppo di amici è il trascinatore. "Siamo una settantina di amici, ora, e ogni anno, la seconda settimana di ottobre, ci troviamo qui alla Testimonianza, per tenere la nostra assemblea e passare una giornata assieme. Ora che i fortini sono stati chiusi e sono praticamente in vendita, l'Associazione desidera fare il possibile per poterne acquistarne qualcuno (ce ne sono 63 nel Canton Ticino), sistemarlo debitamente per poi aprirlo al pubblico. Mi sembra anche questo un modo per ricordare uomini e fatti di un passato che non solo ci appartiene ma che ci ha visti umili ma tenaci protagonisti. Questo, che viene inaugurato oggi ne è una valida testimonianza".
Acqua, aria e luce nel fortino
Il primo fortino, perfettamente restaurato dall'Associazione Testimonianza della Brigata di Frontiera 9, è stato aperto e presentato al pubblico domenica 17 giugno 2006, presenti oltre un centinaio di persone, tra cui molti ex ufficiali del nostro esercito (Francesco Vicari, Marco Dolina, Erminio Giudici, Renzo Mombelli, Mauro Braga, Luigi Pedrazzini, Gianni Gianinazzi, Sergio Romaneschi, Giorgio Ghezzi, Alfredo Schrämmli, Claudio Nesa, Robert Leber, Erico Zoppis...).
La gente ha potuto entrare dentro il fortino, vederlo da cima a fondo, sentirne la storia, raccontata, con grande saggezza e precisione, dal brigadiere Erminio Giudici.
"Le truppe di frontiera sono state costituite il 1 aprile del 1938. Al Ticino venne assegnata la Brigata di frontiera 9, con il compito di difendere i confini della Svizzera verso sud. La compagnia zappatori II/9 venne incaricata degli scavi in roccia per i fortini di Gola di Lago. I lavori terminarono nel settembre del 1940. La rifinitura dei fortini, con la posa delle apparecchiature elettriche e di ventilazione, il telefono, le cucine, ecc. venne assegnata ad un'impresa di costruzione della regione, mentre gli affusti, le armi e le tavole panoramiche furono installate dai responsabili della fabbrica d'armi di Thun. Grazie alle tavole panoramiche con l'indicazione dei punti essenziali (poste sopra le mitragliatrici) era possibile sparare anche di notte o senza visibilità diretta. I fortini di Gola di Lago, debitamente attrezzati, erano 4: Cima di Lago 1, con 4 mitragliatrici e un presidio di 22 uomini; Cima di Lago 2, con 2 mitragliatrici leggere e 14 uomini; Cappella di Lago, con 2 mitragliatrici e 13 uomini e Davrosio, con 2 mitragliatrici e 15 uomini.
I campi di tiro coprivano gli accessi provenienti dalla Rivenza, i pendii del monte Bigorio, lo sbocco della val Capriasca e le pendici del Caval Drossa. Attorno ai fortini di Cima e Cappella di Lago vennero posati circa 10 chilometri di filo spinato su reticolati solidi".
Cariche d'esplosivo, "pic e pala" e tanta, tanta fatica hanno permesso, ai costruttori di un tempo, di entrare nella viva roccia per circa 140 metri. Un'emozione i camminamenti e il riscoprire le postazioni delle mitragliatrici, la centrale (a pedali) della corrente e della ventilazione, i magazzini, i depositi delle armi, i refettori per i soldati, le feritoie da dove passavano i proiettili.
Dopo la visita al fortino, la gente è salita alla Testimonianza, per un momento di ricordo e per ascoltare le parole di don Erico Zoppis, già cappellano della Br Fr 9. Il parroco della Capriasca ha ricordato gente e gesti del difficile periodo della guerra e del primo dopoguerra, perché "siano di sprone e di esempio alle giovani generazioni". Nei ricordi un posto particolare è stato dedicato al ten col Luigi Tunesi, capo del genio della Brigata, deceduto lo scorso mese di febbraio, legato alla sua montagna e alla sua gente, con grande amicizia e cordialità.
Al termine della breve ma toccante cerimonia, tutti sono scesi all'alpe Santa Maria, per ascoltare le parole del presidente del Patriziato di Camignolo, Antonio Manetti, sulla ristrutturazione dell'alpeggio e per gustare i prodotti dell'alpe, accompagnati da una squisita polenta nostrana.
La speranza è che l'Associazione riapra spesso il fortino di Gola di Lago, affinché diventi un'occasione per una reale lezione di storia per gli alunni delle nostre scuole e per tutti coloro che hanno a cuore il nostro passato, che - come bene auspicava il cappellano Erico Zoppis - "deve essere una porta spalancata all'ottimismo e alla fiducia".